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GUIDA TURISTICA

Don Augusto Savio

Don Augusto Savio


UN PRETE IN SINTONIA CON LA COMUNITÀ
Una figura inseparabile della storia degli ultimi 50 anni del nostro paese

Un paese agricolo, allora piuttosto arido e "magro", grano e meliga e prati arsi spesso dalla siccità; la "magrezza" era denunciata da certe mucche di qualche contadino con poca terra.
Questa scarsità dava agli isolabellesi la capacità di ingaggiare la più ca­parbia lotta a questa terra per spremere al massimo quanto essa poteva dare; dava loro anche una certa chiusura in sè stessi con parvenze di diffidenza o di individualismo.
Allo stesso tempo, radicatissima, una forte tradizione religiosa e familia­re curata a lungo dai successivi parroci e in ultimo dalla carica apostolica e da un "fare" un po' cittadino del teoI. Barbero cui succedeva don Augusto Savio.
Il 10 giugno 1940 era scoppiata la Seconda Guerra Mondiale; la domenica dopo, iniziava la presenza pastorale di don Savio a Isolabella .
Fin dall'inizio in paese lo chiamarono solo e sempre "il prevosto"; sarà stato per un pizzico di diffidenza, o sarà solo stato rispetto... chissà?
Certo, don Savio estroverso e abituato alla gente di collina che, pur senza essere migliore della nostra, tiene rapporti umani calorosi ed immediati, pro­vò qualche difficoltà; naturalmente superata dalla linearità della sua condot­ta accompagnata da innata riservatezza e timidezza.
È straordinario come questo Sacerdote abbia costantemente voluto essere "un isolabellese" e vi sia riuscito . Giunto in età matura mi confessava di non avere altra possibilità di vita al di fuori della sua Isolabella.
Il primo oggetto di attenzione furono i ragazzi e i giovani: con essi il dia­logo fu facile e diretto; altro elemento importante del suo essere parroco fu­rono gli ammalati e, di giorno in giorno si innestò nella vita del paese e della gente.
La solidarietà con le famiglie che avevano i figli in guerra, la frequenta­zione con i militari di stanza a Palazzo, erano quotidiane (chi non ricorda le galoppate sul cavallo militare nella piazza e per le strade di Isolabella?).
Gli anni della guerra proprio per la sofferenza che portarono, i problemi, le ansie cementarono la sua vita con quella del paese: vennero gli sfollati e il prevosto fu Ùn punto di riferimento; ci fu la lotta di liberazione e vide alcuni giovani a lui vicini entrare nelle brigate partigiane; vi fu la presenza nelle vicinanze, a Ramassone, della brigata del comandante Piero: anche in questi frangenti evitò indebite intromissioni ma esercitò la sua solidarietà.
Fu anche protagonista di episodi di notevole drammaticità: come il gior­no in cui fu preso in ostaggio a Poirino dai tedeschi che pretendevano infor­mazioni e collaborazione; cose che egli negò con molta fermezza, non avreb­be mai tradito la "sua gente" neanche davanti alle minacce o l'essere messo al muro. Quell'episodio ebbe buon fine come altrettanto lo ebbe lo scambio dei prigionieri realizzato a Moncalieri: partirono don Savio e il vice-parroco di Villanova in bicicletta per Moncalieri, accompagnando la salma di un republicano trasportata da un biroccio per ottenere in cambio un partigiano prigioniero. A metà strada il sacerdote di Villano va non se la sentì di prose­guire, il prevosto continuò da solo (dicendo il rosario, mi raccontò) e a Mon­calieri dopo discussioni, minacce di arresto riuscì ad ottenere quella libera­zione.
Dopo quegli anni di fuoco, come dappertutto, la gente si buttò anima e corpo nel lavoro e nello sviluppo economico. Il prevosto vide con preoccupa­zione e tristezza molti giovani lasciare il paese per la città: forse ciò fu nec­cessario, ma fu anche un notevole impoverimento umano del paese.
La vita di Isolabella scorse senza particolari scosse: Isolabella tornò ad essere Comune; si susseguirono le varie amministrazioni sempre rispettate dal prevosto, senza indebite sue interferenze, pur tenendosi pronto alla colla­borazione.
Non si può scrivere il capitolo di storia di Isolabella in questi ultimi 50 an­ni senza sottolineare questa presenza così vitale e feconda come quella di una fontana che non smette mai di sgorgare e ravvivare il terreno che viene ad ir­rigare. Diceva Gesù: "Ogni Scriba (= capo della comunità religiosa, n.d.r.) discepolo del regno dei Cieli è simile ad un capo-famiglia che estrae dal suo tesoro (spirituale) cose antiche e cose nuove." (Mt.13,52).


Don Gianolio