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GUIDA TURISTICA

Storia

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Paese del basso Monferrato situato a cavallo delle ultime propaggini delle colline del Monferrato e l'altopiano di Poirino-Carmagnola. Sorge a 256 metri di altezza sul livello del mare. Si sviluppa su di una superficie di 4,7 chilometri quadrati ed ha una popolazione di 398 abitanti per una densità abitativa di 84,68 abitanti per chilometro quadrato.
Feudo dei Marchesi di Saluzzo poi dei Benso di Chieri. Fu terreno sperimentale delle ricerche agrarie di Camillo Benso Conte di Cavour.


Probabilmente è accaduto a molti isolabellesi di domandarsi quali siano le origini del nostro piccolo paese.
Tentare la ricostruzione storica delle vicende di Isolabella attraverso i se­coli è impresa piuttosto complessa, la documentazione è scarsissima, le fonti sono per lo più indirette.
Quando si formò il primo nucleo di abitazioni cui possiamo attribuire il nome di Isolabella? Non si sa. Di sicuro non è possibile andare indietro nel tempo oltre l'anno 1000, poichè ancora in quel periodo la nostra zona e in generale tutto l'altopiano poirinese era sede di paludi (le PALUS ASTEN­SIS); all'asciugamento e al risanamento di tali paludi contribuirono non solo le due repubbliche di Asti e di Chieri, ma anche i Benedettini dell'Abbazia di Casanova che possedevano vari beni da queste parti; tale opera fu condotta facendo scolare le acque col mezzo di molteplici canali realizzati apposita­mente (i RII), che si riducevano ai due principali: la Banna e lo Stellone.

LE ORIGINI

Prima del secolo XIV questo piccolo centro, che doveva chiamarsi BUL­GARO, era feudo dei signori di Valfenera. Con la costituzione di Poirino (1251) sembra che gli abitanti siano stati costretti ad abbandonare le loro ca­se e le loro terre per andare a popolare il nuovo centro. Ne derivò che l'im­portanza, già modesta, di BULGARO andò via via scemando, fino a scom­parire del tutto verso la fine del 1200. È verso quest'epoca che, a somiglianza di quanto avvenne per altri centri della nostra zona, il nome stesso di BUL­GARO si estinse.
Il castello e le poche case che ancora lo componevano furono aggregate al comune di Valfenera e la terra prese un nome nuovo: "ISOLA" . Infatti da un documento del 1330 presso l'archivio parrocchiale di Valfenera appare che fra le chiese dipendenti da Valfenera e di patronato dei signori di esso luogo vi era anche quella di "ISOLA". Come può essere sorta la nuova de­nominazione? Da alcuni documenti dell'archivio comunale di Valfenera ri­sulta che tutta la zona ad occidente di Valfenera, al di là del rio della "Casci­nassa", era chiamata "PIANISSOLA" o "PIANISOLA"; per cui con ogni verosimiglianza ne derivò PIAN-ISOLA, in seguito - forse per meglio di­stinguerla dalla circostante regione - la denominazione venne completata in ISOLA - BELLA.

I FEUDATARI

Blasone dei Balbiano: Di rosso, al barbio coronato di oroI feudatari di ISOLABELLA furono a partire dal 1325: Gorzano Corra­do, Isnardi De Castello Tomaso, Mazzetti Paolo e fratelli, Pelletta Flaminio e Girolamo, Marchese Balbiano Gottifredo di Colcavagno; tra il 1598 e il 1600 divenne feudatario Benso Giulio Cesare, signore di Santena.

Nel 1501 apparteneva ancora a Valfenera e nel 1530, con decreto del Marchese di Sa­luzzo, ISOLABELLA venne costituito comune autonomo. Fin dalle sue ori­gini ISOLABELLA seguì le sorti di Valfenera e fu con quest'ultima, Terna­vasio e Baldissero una delle quattro parrocchie astigiane che vennero incor­porate prima al Marchesato e poi alla Diocesi di Saluzzo (1511) e vi rimasero fino al 1817, quando con la caduta di Napoleone, vennero riordinate le dio­cesi piemontesi.

I BENSO

Blasone dei Benso di Cavour: Di argento, al capo di rosso, carico di tre conchiglie di oroIl 21 maggio 1614 è investito Pompilio Benso e il 20 giugno 1618 il feudo viene eretto in contado, per cui da questo momento in avanti i feudatari di ISOLABELLA potranno fregiarsi del titolo di Conte di ISOLABELLA; i successori di Pompilio saranno (non tutti in linea diretta): Benso Bernardi­no, Giovanni Casimiro, Michele Antonio II, Giuseppe Filippo, Michele Giu­seppe Francesco Antonio. Quest'ultimo ha due figli maschi: il primogenito, Gustavo, è Marchese di Cavour.
Il secondogenito è CAMILLO Paolo Filippo Giulio (1810 - 1861). Il grande statista potè appellarsi Conte ( e non cavaliere in quanto cadetto), perchè in casa Cavour il secondogenito portava il titolo di Conte di ISOLA­BELLA. Pertanto sarebbe corretto affermare che era Camillo Benso Cavour Conte di ISOLABELLA. Dopo la morte, non avendo questi avuto figli la li­nea dei Benso di ISOLABELLA si estinse e la proprietà si sfaldò, venne fra­zionata e venduta ai contadini del luogo.

Memorie della Parrocchiale di Isolabella, ricavate dagli scritti esistenti negli archivi. (Don Giovanni Martini parroco di Isolabella 27 luglio 1843).


...I signori Feudatari, abitavano colla famiglia in un antico castello di Isolabella (di cui il Prevosto D. Martini scrivente tali antiche memorie, ne ha di proprio occhio osservati i rotami, e dalla fondamenta si sono in grandissi­mo numero di mattoni all'antica formati, ricavati, e venduti a diversi parti­colari di Isolabella). In questo castello il Parroco di allora diceva quattro messe alla settimana per obbligazione imposta dal Signor Conte Bernardino Bens, Conte di Isolabella, con due instromenti delli 11 giugno 1646 e 20 de­cembre 1630. Questo castello, fu nell'anno 1691, previo il saccheggio, incen­diato dai Francesi (ndr. che guidati dal generale Catinat devastarono il Pie­monte e bruciarono Poirino); furono incendiate anche molte case dei parti­colari, i quali erano tutti fuggiti da casa, per non pagare una forte contribu­zione, che domandavano i Francesi...
...Il paese di Isolabella da principio, tra perchè era piccolo tra perchè era molto povero, a cagione massima delle guerre, che duravano molti anni, non poteva dare sussistenza al Parroco. I Signori Feudatari, che abitavano allora in Isolabella, hanno avuto tutta la cura, affinchè il Parroco fosse provvisto di sussistenza, onde potesse assistere il popolo nelle cose spirituali, quindi è che da principio i Sig.ri Feudatari davano nel proprio castello a proprie spese la sussistenza al Parroco... "

Da testimonianze come quella sopra riportata si può ragionevolmente pensare che effettivamente sia esistito un castello. Dove fosse situato non è possibile stabilirlo con esattezza, poichè da circa duecento anni si è persa ogni traccia significativa; si possono però fare delle ipotesi. Le persone più anziane del paese ricordano ancora la presenza fino agli anni ' 50 di un torrio­ne nella zona in cui oggi vi è la casa Delmastro in piazza Cavour e dei fossati lungo casa Cantù in via Villanova. L'insieme di questi elementi conferma l'esistenza di un ricetto (in piemontese ARSET): un quadrilatero fortificato nel quale risiedevano i signori del luogo e i loro fattori, chiamati particolari. La presenza fino a qualche decennio fa della cosiddetta "PESCHIERA DELLA VILLA" e l'esame di una mappa francese del 1783 ci fa pensare che nella zona che si estende dal parco della Rimembranza fino alle case Dellafer­rera Filippo fosse presente una costruzione collegata con l'arset e sempre di proprietà dei feudatari. Dopo il devastante incendio del 1691 che distrusse tutta la zona sopra citata, la famiglia Benso provvedè a far ricostruire le case coloniche per i suoi contadini (le attuali MASSERIE di piazza Cavour).